Diminuisci Aumenta Email Stampa

TAGLIENTE FRANCESCO: UNA VALIDA PROPOSTA

TAGLIENTE FRANCESCO: UNA VALIDA PROPOSTA

Tagliente. Ecco come ridurre le occasioni di guerriglia urbana.

La proposta di Francesco Tagliente scaturisce da oltre 40 anni di esperienza nella gestione dell’Ordine pubblico nei vari ruoli rivestiti: funzionario responsabile dei servizi in piazza, coordinatore dei cortei da dirigente della sala operativa, capo di gabinetto della questura d Roma, direttore dell’ufficio ordine pubblico del ministero dell’interno, questore prima di Firenze e poi a Roma e prefetto a Pisa.

Dal 2000 al 2006 è stato anche presidente dell’osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive.

In tale veste ha concorso alla stesura della legislazione antiviolenza varata in quegli anni. In particolare è stato il promotore dell’arresto in flagranza differita per le manifestazioni sportive approvata nel 2003. Ha coordinato anche la pianificazione generale delle misure di sicurezza in occasione di tutti i “Grandi Eventi” ospitati in Italia in quegli anni comprese le Olimpiadi Invernali di Torino 2006.

Di seguito riportiamo integralmente come l’Agenzia Italia ha riassunto la sua proposta e la sintesi dell’intervento postato su FB.

Agenzia Italia

Cortei: Tagliente, arresti e denunce più efficaci di cariche

(AGI) - Firenze, 29 set. - Daspo con prescrizioni, denunce e arresti differiti seguiti da condanne esemplari e misure carcerarie possono avere efficacia deterrente e ridurre la necessità di cariche con manganelli e lacrimogeni. Lo ha detto Francesco Tagliente - già questore di Firenze e Roma e prefetto di Pisa - nel corso di una relazione sul tema "La gestione della guerriglia urbana a Genova, Roma, Milano. Quale strategia? Inchiostro o manganello". "Ai fini della deterrenza - ha spiegato Tagliente - possono essere più efficaci gli arresti e le denunce piuttosto delle cariche, a condizione però che tutte le maglie della rete istituzionale siano coese". "Per ridurre le occasioni di scontri di piazza - ha proseguito Tagliente - servono nuovi strumenti giuridici per rafforzare l'apparato sanzionatorio destinato alla repressione delle condotte illecite poste in essere in occasione di manifestazioni pubbliche. Va nella giusta direzione quanto previsto nella bozza del d.d.l., annunciato alla stampa alcuni giorni fa, che propone nuove norme per la sicurezza urbana. E' importante - ha concluso Tagliente - che l'uso di mazze, bastoni, scudi, materiale imbrattante o inquinante, oggetti contundenti o atti ad offendere, di caschi protettivi o altri mezzi che rendono impossibile o difficile il riconoscimento, il lancio o l'utilizzo di razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi siano considerati delitti e che per tali reati e per tutti gli altri per i quali è oggi previsto l'arresto obbligatorio o facoltativo sia consentito l'arresto in flagranza differita". (AGI) Red/Mav.

Sintesi dell’intervento

“Premetto che per evitare cariche con manganelli e lacrimogeni nella gestione della guerriglia urbana servono coesione istituzionale e strumenti giuridici con effetti deterrenti come Daspo con prescrizioni, denunce e arresti differiti seguiti da condanne esemplari e misure carcerarie.

Quanto accaduto a Genova durante il G8 del 2001 è un fatto consegnato alla storia. Come cittadino, come padre, come osservatore attento prendo atto della verità processuale e preferisco non sovrappormi a chi è stato chiamato a giudicare nel rispetto del giuramento prestato allo Stato.

Come tecnico della sicurezza e del ordine pubblico, posso e devo affermare che a Genova sono accaduti fatti che hanno profondamente cambiato l’agire di Polizia e le sue tecniche di approccio alla pianificazione ed alla gestione dei servizi di ordine pubblico.

Certo è che l’azione di polizia non può prescindere da una solida coesione istituzionale del tessuto in cui opera. E’ per questo che vorrei soffermarmi, anche se con poche parole, sulle dichiarazioni che al di fuori di ogni contesto giudiziario il P.M. di Genova Enrico Zucca ha reso poco tempo fa. Il magistrato, il 7 giugno scorso, in un dibattito pubblico ha detto che dai fatti del G8 la polizia non è guarita e ha raccontato di temere una nuova Diaz.

“Come ho già detto con un Twitter il 10 giugno 2015 dopo le parole di Zucca sulla Polizia servono “sartorie istituzionali”.

Molti operatori di polizia hanno ritenuto quelle accuse: Inutili, dannose e offensive all'immagine della Polizia di Stato. Un conto è la sentenza che riguarda gli indagati un altro conto è un giudizio espresso pubblicamente da una figura istituzionale su un Corpo di Polizia che può far correre un doppio rischio: indebolire la motivazione dei  tanti operatori di polizia che, per il mantenimento dell’ordine, agiscono con un grande senso dello Stato e  incrinare il fondamentale rapporto di fiducia tra collettività e Forze dell’ordine, che in uno Stato di diritto costituisce uno dei pilastri su cui si regge l’intero sistema dell’ordine e della sicurezza pubblica.

Ed è proprio come tentativo di ricucire i rapporti istituzionali va letto l’intervento del Capo della Polizia Alessandro Pansa che, subito dopo quelle dichiarazioni, chiese al Ministro Angelino Alfano di intervenire per tutelare l'onorabilità della Polizia di Stato".

Trattando della guerriglia urbana, ricordo che il 1 maggio scorso a Milano, un migliaio di antagonisti violenti, incappucciati, armati e bastoni e bottiglie incendiarie, tra cui francesi, spagnoli, tedeschi e greci, nel tentativo di sfondare lo sbarramento delle forze di polizia verso il centro della città per colpire obiettivi istituzionali hanno danneggiato banche, autovetture, vetrine ed esercizi commerciali, strade, cassonetti e fioriere.  Le forze dell’ordine hanno cercato di contrastarli usando anche idranti. Nel corso degli interventi sono rimasti feriti 13 operatori di polizia.  L’azione di prevenzione e contrasto ha consentito l’arresto in flagranza di 11 antagonisti e la denuncia in stato di libertà di altri 29.

Per quanto accaduto nel corso della manifestazione violenta del 15 ottobre 2011 ricordo che conservo ancora vivo il ricordo di tutte le fasi di quell’evento avendolo gestito da Questore di Roma.

Quel pomeriggio circa 3000 antagonisti incappucciati a armati di bastoni e bottiglie incendiarie, lungo il corteo, hanno ripetutamente tentato di sfondare lo sbarramento realizzato strategicamente con i mezzi delle forze di polizia per raggiungere le sedi istituzionali. Lungo il corteo hanno procurato danni a 5 esercizi commerciali ed altrettanti edifici, a 20 veicoli e cassonetti ed incendiato un edificio e un blindato dei carabinieri. Nel corso degli interventi con i reparti inquadrati hanno riportato ferite 105 operatori di polizia 35 manifestanti. L’azione di contrasto ha consentito l’arresto in flagranza di 12 antagonisti e la denuncia in stato di libertà di altri 8.

Sulla strategia migliore per la gestione della guerriglia urbana ritengo che ai fini della deterrenza, possono essere più efficaci gli arresti e le denunce piuttosto delle cariche con manganelli e lacrimogeni, a condizione però che tutte le maglie della rete istituzionale siano coese e  che l’identificazione e la denuncia degli autori dei fatti di violenza commessi nel corso di una pubblica manifestazione, in stato di arresto o di liberta, può risultare più efficace ai fini della deterrenza solo se tutte le maglie della rete sono resistenti agli urti.

Sul punto voglio sottolineare il ruolo incisivo che sta svolgendo la magistratura per gli incidenti causati il 15 ottobre di 4 anni fa a Roma e l’importanza delle condanne ai fini della deterrenza. Ricordo  che appena 4 mesi fa i media hanno riportato che  la Corte di Cassazione ha confermato le pesanti condanne da 2 a 9 anni nei confronti degli antagonisti arrestati e denunciati per gli incidenti causati nel corso della manifestazione del 15 ottobre di 4 anni fa e che alcuni giorni fa, il 24 settembre, abbiamo appreso dalla stampa che  il pubblico ministero ha chiesto condanne per 115 anni complessivi di reclusione nei confronti di 17 manifestanti accusati di aver preso parte agli scontri del 15 ottobre del 2011 a Roma.

Proseguendo sulla migliore strategia per la gestione della guerriglia urbana da parte delle Forze di polizia ritengo che “non esiste un dispositivo unico di gestione dell'ordine pubblico universalmente valido, ma esistono le norme, i regolamenti e le buone prassi frutto di anni di lavoro nella gestione della piazza, dello stadio o del corteo. Ciascun episodio è unico e come tale va trattato, nella cornice delineata dalle fonti normative. E chiaro che Il diritto di manifestare le proprie opinioni e il proprio dissenso è e deve restare inviolabile non è solo una volontà costituzionale ma una convinzione intima di quanti sono chiamati, ciascuno nell'ambito della propria competenza al mantenimento dell'ordine pubblico.

Rispondendo alla domanda se ritengo più efficace l’inchiostro o manganello ribadisco che “l'uso della forza nella gestione delle manifestazioni viene considerata quale estrema ratio, preferendo, strumenti di intervento quali ad esempio l'istituto dell'arresto differito. Certamente la possibilità del sopraggiungere improvviso di una criticità viene sempre considerata e l'azione per smorzare eventuali focolai viene disposta decisa e netta; comunque, sempre la meno lesiva ritenuta idonea per ripristinare l'ordine violato.

Tengo a sottolineare che “parlamento, polizia, magistratura, istituzioni penitenziarie, cittadini, mass-media, agenzie di controllo sociale ecc. devono agire nella consapevolezza che la polizia non può essere considerata detentrice del monopolio del controllo sociale e della gestione delle piazze, che la Polizia non può essere considerata la sola responsabile delle violenze di piazza e che la strategia di gestione della guerriglia urbana dipende dalla forza di tutte le maglie della rete istituzionale con la conseguenza  se si rompe o viene meno anche una sola maglia, tutta la rete si sfilaccia.

Ricordo che nell’ambito delle iniziative finalizzate a garantire la sicurezza negli stadi, nel 2003 ho insistito per poter disporre dell’istituto della “flagranza differita” inserito poi nel nostro ordinamento.

Oggi continuo a ribadire l’importanza del ruolo del Parlamento affermando, sulla base della mia esperienza di 47 anni di attività nel settore, che “per ridurre le occasioni di scontri di piazza, servono nuovi strumenti giuridici per rafforzare l’apparato sanzionatorio destinato alla repressione delle condotte illecite poste in essere in occasione di manifestazioni pubbliche.

Va nella giusta direzione quanto previsto nella bozza di un disegno di legge, annunciato alla stampa alcuni giorni fa, che propone nuove norme per la sicurezza urbana e per la legalità e la sicurezza dei territori.

E’ importante che l’uso di mazze, bastoni, scudi, materiale imbrattante o inquinante, oggetti contundenti o atti ad offendere, di caschi protettivi o altri mezzi che rendono impossibile o difficile il riconoscimento, il lancio o l’utilizzo di razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi siano considerarti delitti e che per tali reati e per tutti gli altri per i quali è oggi previsto l’arresto obbligatorio o facoltativo sia consentito l’arresto in flagranza differita.

Ma questo è importante ma non basta per la sicurezza delle manifestazioni di piazza.

Sul piano sanzionatorio, il parlamento potrebbe intervenire anche per limitare la concessione delle misure alternative alla detenzione carceraria di quei soggetti che potrebbero reiterare azioni violente.

Ancora più importante è disporre di strumenti giuridici preventivi. Per evitare l’arrivo in massa, nella città dove si tiene la manifestazione ritenuta a rischio di incidenti, di soggetti violenti provenienti da altre province, si dovrebbero bloccare alla partenza fornendo alle Forze di Polizia gli strumenti giuridici per trattenere i violenti in analogia a quanto già previsto per le manifestazioni sportive”.

Sarebbe auspicabile perciò introdurre una norma che consenta al Questore il potere di emettere un provvedimento di prescrizione, per soggetti già denunciati e sottoposti a processo per fatti di violenza di piazza: per impedire la partenza, il giorno della manifestazione, il “daspato” dovrebbe firmare all’ufficio di polizia del luogo di residenza.

Sarebbe inoltre auspicabile prevedere anche per il giudice l’applicazione, in sede di condanna per “reati tipici”, dell’obbligo di presentazione in un ufficio di polizia”.

 

Foto