Un quadro per Garrincha, campione di calcio- Altre opere presentate nell’ambito della settimana dedicata ai 50 anni della Scuola dello Sport del Coni, giorno 6 Ottobre 2016, nel Centro di Preparazione Olimpica Nazionale durante il convegno “L’arte delle Olimpiadi”-
Virginia parte da Petilia CZ per studiare a Firenze, e dopo tanto peregrinare finisce a vivere a Rende CS dove, in un rigoroso silenzio che solamente un artista può conoscere, inizia il suo percorso artistico che, grazie ai segni del destino, la porterà in una prima uscita ufficiale al Festival dell’Oriente per raccontare le emozioni carpite dalle pagine di un libro, “Il Passerotto di Magé” di Antonio Lombardo (edito da Storie di Sport) che racconta in maniera narrata la vita di un grande campione del mondo brasiliano, Garrincha.
Anzi, lei, timidamente, non può raccontare le sensazioni, provate nel leggere il libro, ma decide di presentare il suo quadro affinché tutti possano godere delle proprie impressioni. Magicamente molta gente si ferma nello stand del Brasile, dove era esposto durante il Festival dell’Oriente e Latino-Americano, ad osservare il quadro, intitolato “Il Passerotto di Mané” parafrasando il titolo del libro e per via del fatto che Mané Garrincha ha un passerotto in mano, e la sensazione è che chiunque ne venga letteralmente attratto.
L’arte di Virginia non è solo l’elevazione della sofferenza interiore dell’artista, ma è come se la sua intenzione fosse quella di aprire la porta di un altro mondo attraverso la variazione e l’intensità del colore. Non è facile ascoltare il dolore silenzioso del passato che urla afono lungo la linea del tempo che taglia l’intero Universo. La sua didascalia, nel vedere il passerotto volgere lo sguardo verso il calciatore, non può che essere ripresa dalle pagine dello stesso libro, lasciandoci pensare che il quadro racconti una precisa frase: “José volse lo sguardo verso il fratello e comprese che il suo destino, quella notte, si sarebbe legato indissolubilmente al suo”. Era forse nel destino dell’opera raccontare un’altra opera? O era il libro ad ispirare il quadro? O forse, era semplicemente l’intreccio di destini che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.
Il punto è che il quadro non è passato per nulla inosservato e altre opere di Virginia hanno catturato la mente dell’autrice, Tiziana Pikler, di un altro libro d’arte a due tomi dal titolo “Immagini di Sport”, edito dalla Scuola dello Sport del Coni e dall’Accademia Nazionale Olimpica Italiana. I due volumi percorrono stoicamente e magistralmente il cammino della storia dello sport dalla preistoria fino ad oggi, raccontandolo lungo tutte le epoche ma con il linguaggio universale dell'arte. Virginia Cavarretta nelle sue due pagine intitolate “La Sfida”, rende omaggio all’affascinante bellezza dei corpi atletici dei campioni dello sport attraverso delle opere pittoriche che hanno ottenuto il plauso della critica e l’onore della copertina.
Il doppio volume è stato presentato nell’ambito della settimana dedicata ai 50 anni della Scuola dello Sporto del Coni, giorno 6 Ottobre nel Centro di Preparazione Olimpica Nazionale durante il convegno “L’arte delle Olimpiadi”, organizzato dall’associazione culturale “Fare Cultura” e che ha avuto come relatori i prof. Marcello Barbanera, Docente di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana, Direttore del Museo dell’Arte Classica, e Francesca Gallo, Docente di Storia d’Arte Contemporanea, entrambi della Sapienza, Università di Roma; Maurizio Scudiero, Storico dell’arte e curatore dell’Archivio Depero; Alexandra Andresen, Responsabile ufficio organizzazione mostre delle Scuderie del Quirinale; Alberto Pratelli, Docente all’Università degli Studi di Udine; Benedetta Torino, Director International Cultural Project Italian Entertainment Network; Laura Mancioli Resseguier, Curatrice dell’Archivio Ottorino Mancioli; Isabella Monari, pittrice autodidatta e vincitrice del 2° Premio del National Art Museum of Sport di Indianapolis; e per finire, l’indimenticata Josefa Idem, pluricampionessa olimpica e oggi senatrice della Repubblica.
Virginia è partita da Petilia con il sogno di imparare l’arte a Firenze, esprimendola da Rende al Festival dell’Oriente, sapendo che il suo destino passa inevitabilmente da Roma per arrivare al mondo intero. E’ così. Il viaggio del libro del Coni è appena iniziato e Virginia. Irriverente pittrice, secondo gli accademici, poiché mai ha avuto la fortuna di studiare nei luoghi sacrali dell’arte, come intraprendente autodidatta è riuscita a incamminarsi completamente da sola, passando attraverso le emozioni che si vivono lungo la strada della vita e che permettono di far crescere la propria grandezza.
A differenza di artiste che ricercano ossessivamente la propria verità dall’analisi interiore del proprio inconscio nel vano tentativo di comprendere l’angoscia della propria psiche, la Cavarretta compie il percorso inverso di emancipazione interiore verso la compiutezza dello spirito. Un’arte completamente disinteressata dal materialismo effimero, piuttosto prova a rendere visibile ciò che non sempre lo è, poiché non ha altri obiettivi all’atto della creazione. Vuole solo riprodurre l’espressione del mondo che si agita dentro di sé dipingendo senza il pensiero dei fini morali o sociali o politici o religiosi, senza abbandonarne i condizionamenti, ma superandone le barriere della mente per diventare un libera creatura dedita all’arte.
Le due opere di Virginia Cavarretta, intitolate “Evoluzione” (2013) e “La Sfida” (2007) entrambe olio su tela, vivono nell’espressione del proprio tempo e in quello dell’artista nella quale è cresciuta e in cui vive o ha vissuto socialmente e culturalmente, frammisto del tempo e della sofferenza espressa dai personaggi rappresentati nei suoi dipinti. L’ossessiva ricerca della perfezione estetica rende possibile il riscatto sociale e culturale impregnando la propria arte del giudizio del fruitore senza alcuna remora, che diventa esso stesso creatore poiché cerca di ricreare in se stesso l’opera goduta. La fruizione che il pubblico gode nel vedere le due opere è il naturale coronamento dell’atto creativo della nostra artista. E’ quindi soggettivo il suo giudizio critico e ancora di più il suo giudizio estetico poiché il primo si basa infatti su riflessioni intellettuali a volte comuni anche ad altri, il secondo nasce da un personale stato d’animo.
L’auspicio per chi ama la Calabria è vedere ogni singolo artista calabrese trovare la strada per il successo planetario. Tuttavia nella speranza di alte vette per tutti, la cosa migliore è per il momento godersi le opere di Virginia in attesa di un mostra personale in cui vengano espresse le emozioni dell’Arte e dello Sport, augurandoci un futuro pieno di grandi opere e mostre internazionali ma lasciando ben ferme le radici nostrane. [Antonio Lombardo]
di Antonio Lombardo